Il Parlamento UE vieta l'utilizzo dei termini veggie burger

Il Parlamento UE vieta l'utilizzo dei termini veggie burger

9 ottobre 2025

Ci risiamo.

L’8 ottobre 2025, il Parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato una proposta che vieta l’uso di termini legati alla carne per i prodotti a base vegetale.

Con 532 voti a favore, 78 contrari e 25 astenuti, gli eurodeputati hanno dato il via libera all’emendamento presentato da Céline Imart, del Partito Popolare Europeo (PPE).

L’obiettivo? Impedire che sulle etichette dei prodotti vegani o plant-based compaiano parole come burger vegetale, salsiccia vegana o bistecca plant-based.

Secondo i promotori, questa misura servirebbe a proteggere i consumatori da possibili confusioni e a difendere i produttori di carne.

Tuttavia, la proposta non è ancora legge. Per diventarlo dovrà superare il confronto con il Consiglio dell’Unione Europea e i negoziati tra gli Stati membri, che inizieranno il 14 ottobre.

Una decisione che fa discutere

galline

E, inutile dirlo, questa decisione ha fatto alzare più di un sopracciglio.

Siamo in molti a credere che si tratti di una misura stravagante e punitiva, pensata più per accontentare le lobby della carne che per tutelare davvero i cittadini.

Vietare a un’azienda di scrivere “burger vegetale” sull’etichetta – quando chiunque sa perfettamente che si tratta di un prodotto senza carne – sembra un paradosso.

È difficile credere che un consumatore possa confondere un hamburger di ceci con una bistecca di manzo, ma evidentemente a Bruxelles qualcuno teme proprio questo.

Eppure, termini come “salame di cioccolato”, “latte di mandorla” o “polpette di pane” fanno parte del linguaggio comune e del marketing alimentare da decenni, senza che nessuno si sia mai sentito ingannato.

Ora, invece, si scelgono di mettere nuovi paletti proprio a un settore – quello dei prodotti plant-based – che rappresenta una delle innovazioni più promettenti e sostenibili degli ultimi anni.

Una decisione del genere rischia di creare notevoli difficoltà alle aziende che producono alimenti vegani, costringendole a stravolgere i nomi dei loro prodotti, ristampare etichette, modificare il packaging e affrontare spese considerevoli solo per adeguarsi alle nuove regole.

Cosa prevede la nuova proposta del parlamento europeo

burger vegan

Il testo approvato stabilisce in modo preciso cosa si può definire “carne” e quali denominazioni sono riservate esclusivamente ai prodotti di origine animale.

Ecco i principali punti:

  • Carne: comprende le parti commestibili di animali, inclusi gli organi e il sangue, destinate al consumo umano, come stabilito dal regolamento (CE) n. 853/2004.
  • Preparazioni a base di carne: carne fresca o tritata con l’aggiunta di ingredienti o condimenti, ma senza alterare la struttura delle fibre muscolari.
  • Prodotti a base di carne: alimenti trasformati (come salsicce, hamburger, scaloppine o bistecche) che non mostrano più l’aspetto della carne fresca.

Secondo la proposta, queste denominazioni non potranno più essere usate per prodotti vegetali, nemmeno se accompagnate da termini come “vegano”, “vegetale” o “plant-based”.

Il divieto si estende anche ai prodotti di pollame e a quelli ottenuti da colture cellulari, cioè la cosiddetta carne coltivata in laboratorio, che viene considerata un alimento diverso rispetto alla carne tradizionale.

Una riflessione: tutela dei consumatori o interessi economici?

antispecismo

Alla fine, questa vicenda sembra raccontare qualcosa di più profondo della semplice disputa tra burger vegetali e bistecche vere.

Racconta di una politica europea ancora troppo timida di fronte a chi chiede un modello alimentare nuovo, più giusto e più sostenibile.

Perché, diciamolo chiaramente: chi sceglie un’alimentazione vegana o vegetariana non lo fa solo per moda, ma per consapevolezza. 

Lo fa per amore degli animali, del pianeta e della salute.

Eppure, chi porta avanti questi valori viene ancora guardato con sospetto, come se l'empatia o la responsabilità ecologica fossero un fastidio per l’economia.

È qui che nasce il vero paradosso politico: mentre l’Europa si proclama leader nella transizione verde e nella lotta al cambiamento climatico, allo stesso tempo limita e ostacola le alternative che potrebbero renderla reale.

Perchè sono proprio gli allevamenti intensivi a produrre i maggiori danni verso l'ecosistema visti le altissime emissioni di Co2.

Forse la domanda più urgente non è se si possa dire “Veggie Burger”, ma perché ci sia ancora tanta paura verso chi immagina un futuro in cui il rispetto per gli esseri viventi venga prima del profitto.

Un futuro in cui la norma non sia la disumanizzazione, ma la cura — per le persone, per gli animali e per il pianeta che condividiamo.

In attesa del verdetto finale

veggie burger

Per ora, il divieto non è ancora operativo. Il testo passerà al confronto con gli Stati membri e la Commissione europea nelle prossime settimane. Solo se ci sarà un accordo politico, la norma potrà essere applicata.

Nel frattempo, le associazioni del settore plant-based si stanno già mobilitando per chiedere modifiche o addirittura per bloccare il provvedimento, denunciandolo come ingiusto e anti-innovazione.

Altri articoli simili